Chi mi conosce sa cosa andrei a cercare in Repubblica Ceca, ma quello che ho sempre lasciato come “svago” a fine giornata, resterà comunque quello. Uno svago a fine giornata!
Parlo della birra, che mi sono sempre concesso al termine di
giornate spese a camminare, guidare, sfogliare e leggere guide e a guardarmi
intorno.
Appena acquistato il volo mi sono chiesto: oltre Praga???
Che c’è da vedere in Repubblica Ceca?
Compro una guida, ma non la solita. Non era disponibile e,
sinceramente, mi aveva un po’ stufato.
Scarico materiale e leggo riviste…. E la nebbia comincia un
po’ a diradarsi…
Avrò sbagliato a buttarmi così a capofitto su un’offerta
allettante?
Comincio a delineare un itinerario che si snoda tra siti UNESCO, un po’ di natura, un paese in particolare (la cui controversia legale per il marchio della birra mi ha sempre incuriosito), un po’ di terme (dall’esperienza che ho avuto a Budapest cerco di non farmele mancare più) ed infine un paio di cose in sospeso a Praga, che avevo già visitato diversi anni prima.
C’è da aggiungere che, in estate, le temperature non sono esagerate e, leggevo, negli ultimi anni è stata scelta sempre più di frequente per le vacanze estive da turisti di tutta Europa; provenienti soprattutto dai paesi più caldi (Spagna, Portogallo, Francia e Italia in primis).
Inizio il mio racconto dalla CERTEZZA che la Repubblica Ceca non ha mai smentito! La qualità della birra!!! Non avrei mai immaginato di incontrare tanta acqua in giro per questo paese, ma vi assicuro che laghi e fiumi sono praticamente ovunque! E l’acqua, si sa, è l’ingrediente fondamentale per produrre una buona birra.
Legato a questo argomento mi sono tolto la prima curiosità a cui accennavo: la diatriba decennale sul marchio della birra Budweiser! Con lo stesso nome sono commercializzate due birre molto famose, una Ceca e una statunitense.
La sfida legale a colpi di sentenze non è ancora risolta, ma vi posso garantire che la Budweiser di Budvar (quella originale Ceca) è stata una delle protagoniste del mio viaggio.
Inoltre Ceske Budejovice, il paese dove questa birra viene
prodotta, è una splendida perla della bassa Boemia.
Palazzi in stile austro-ungarico perfettamente restaurati ed una quiete che stupisce. Non c’è troppo turismo e di sera la città si svuota, muovendosi su ritmi molto umani.
Nelle vicinanze di Ceske Budejovice ci sono diversi paesi
presenti sulla lista dei patrimoni dell’umanità. Poco più a sud c’è Ceske
Krumlov, tenacemente aggrappato ad un’ansa del fiume Moldava, lo stesso fiume
che attraversa Praga e che, pochi chilometri a nord della capitale, diventa
affluente dell’Elba.
Ceske Krumlov è nella lista UNESCO per il centro storico fiabesco, di origine medievale e perfettamente conservato grazie ad oltre cinque secoli di pacifica evoluzione.
Il paese sorge intorno e all’esterno di una stretta ansa
della Moldava e, a dominare la cittadina, non manca un bellissimo castello del
XIII secolo.
Qui ho incontrato la
prima sorpresa del mio viaggio: camminando per il paese ho notato tantissimi
negozi, soprattutto oreficerie, che pubblicizzavano una pietra di colore verde.
Di un intenso colore verde bottiglia, ma con una spiccata
traslucenza e un prezzo che, se abbinato ad una montatura, supera di molto il
centinaio d’euro, anche per pietre relativamente piccole.
Sempre tra bassa Boemia e Moldavia ci sono altri due paesi nella lista UNESCO: si tratta di Telc e di Trebic. Quest’ultimo vanta un quartiere ebraico e l’annesso cimitero oltre ad un’imponente basilica Cristiana, quella di San Procopio. Viene riconosciuta a Trebic la convivenza pacifica di religioni e culture diverse dal medioevo fino al XX secolo.
Telc, invece, conserva un centro storico ricostruito nel XV
secolo dopo un violento incendio che la ridusse in cenere, essendo costruite
completamente in legno il rischio era tutt’altro che remoto. Dalla ricostruzione
che ne è succeduta, dell’impianto urbano della città poco o nulla è cambiato.
Restano intatti anche i sistemi difensivi, costituiti da imponenti mura e da
stagni artificiali che circondano il centro abitato.
Proprio a Telc mi sono imbattuto casualmente nella festa del paese: giostre per i bambini, saltimbanchi e gli immancabili stand con birra locale!
La piazza principale sembra il set di un film western dove le facciate delle case, colorate a tinte pastello e dalle cornici in forme armoniose, sembrano interrompersi subito dopo aver oltrepassato la porta d’ingresso. Come se la casa, dietro quella porta, non esistesse.
Queste tappe in piccoli paesi, però, danno la possibilità di entrare in contatto con la gente del posto e vedere, anche uno spaccato di vita popolare. L’assenza di turismo regala molto più fascino a questi luoghi lontani dai palcoscenici dei social.
Le terme!
Come in Ungheria, anche in Repubblica Ceca ci sono delle
zone del paese in cui dal sottosuolo risalgono fiumi di acqua termale. Uno dei
siti più famosi della Repubblica Ceca, riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio
naturale, è Karlovy Vary.
Sono arrivato qui con l’idea di prendermi mezza giornata di relax durante il viaggio, ma ho scoperto un paese fantastico che mi ha impegnato ben più del previsto.
Come prima cosa mi sono buttato in acqua. L’hotel Thermal permette di accedere alla zona termale pagando l’ingresso. Il servizio è il “solito” per strutture di questo tipo: braccialetto che permette l’accesso ai servizi e ingresso alle due vasche del complesso, entrambe all’aperto; il tutto per una 20ina d’euro.In paese, però, la vera scoperta! Ad iniziare dal fatto che
Karlovy Vary è costruita sui fianchi di un dirupo in cui le costruzioni si
sovrappongono come in un castello di carte.
Alla base del dirupo si incontrano numerose fontane naturali
da cui sgorga acqua termale a diverse temperature, spesso caldissima.
Le centinaia di persone che affollano il centro portano in mano dei bricchi di ceramica che, tramite una cannuccia integrata nel bricco, riescono a bere senza ustionarsi.
Inutile dire che le decine di negozietti vendono questi
bricchi come souvenir e che chiunque, anche chi non era a conoscenza di questa
“usanza” antichissima, può mettersi al passo con i tempi.
Tra i luoghi “della memoria” il campo di concentramento di
Terezin è uno dei luoghi che andrebbero visitati.
Costruita a fine ‘700 come città fortezza nel sistema di difesa antiprussiano, venne in parte dismessa a fine ‘800, lasciando in attività solo la parte più piccola, la “piccola fortezza”, come carcere di massima sicurezza. In questo carcere, nel 1918, morì Gavril Princip, colui che uccise l’arciduca Francesco Ferdinando e determinò l’inizio del primo conflitto mondiale.
Nel 1940 la Gestapo riabilitò la fortezza di Terezin,
mantenendo la funzione di prigione per la piccola fortezza e trasformando la
città fortificata in ghetto per gli ebrei.
Presentata dalla propaganda come un modello di “zona
autonoma di insediamento ebraico”, in realtà quasi immediatamente iniziarono le
deportazioni verso più vicini campi di sterminio; tutto avveniva, però, “segretamente”.
La propaganda durò fino al 1944 quando si abbandonò ogni reticenza e si
procedette rapidamente all’invio dei prigionieri ad Aushwitz.
Particolarmente suggestiva la camminata che porta al muro delle esecuzioni; oltre 500 metri percorsi in uno stretto corridoio ricavato nel perimetro delle mura della fortezza, lo stesso cammino che i condannati erano costretti a percorrere prima di essere giustiziati.
L’ultima sosta prima di “tornare” a Praga l’ho programmata,
quasi per caso, a Litomerice, sulle rive dell’Elba. Ho salutato la Repubblica
Ceca con un po’ di relax tra le colline boscose del nord. In questa zona i
boschi sono rigogliosi e si alternano a zone coltivate dove l’ordine e la
pulizia dell’ambiente sono impeccabili.
Non ci sono vere e proprie montagne al confine con la
Germania, ma un parco nazionale denominato Svizzera boema. La vera attrazione
della zona è costituita da un arco di roccia (Pravcicka Brana) che, risalendo
la valle del fiume Dlouha Bela, si raggiunge con un breve trekking sulle
pendici della collina che, in questa zona, è abbastanza ripida.
Un enorme incendio del luglio 2022 ha compromesso, però,
buona parte della flora del parco, rendendo lo scenario desolante. Alberi
abbattuti come infinite tessere di un domino che lascia al suolo solo i
mozziconi dei tronchi.
Poco più a sud, oltre Decin, la natura la fa da padrona e
tutti i paesi della zona si offrono come base di partenza per interessanti
camminate nei boschi. La quiete di questi posti sembra lontana da ogni tipo di
sfruttamento turistico.
Litomerice, in fine. Si tratta di un piccolo paese a pochi chilometri da Praga. Niente di speciale, ne ho visti diversi in questo viaggio alla scoperta della Cechia. È comunque bello perdermi nella quiete della provincia, tra negozi e un piccolo mercato. Piazze assolate e i classici colori delle facciate, che in questi giorni ho imparato ad apprezzare.
Arrivo quasi per caso difronte una chiesa e il cartello all’ingresso pubblicizza un’esposizione di un artista moderno: Skoda. Poco male, ho tempo da perdere e faccio il biglietto.
La chiesa è, ovviamente, sconsacrata. All’interno le opere sono esposte nella navata principale e nelle nicchie. Poche opere, in fondo, ma molto suggestive. Il misto tra sacro e moderno. Le luci e gli specchi. Il movimento creato dalle opere contro l’immobilità logora della chiesa.
Anche questa, alla fine del viaggio, è una splendida
sorpresa che aggiunge un tassello in più al mosaico che ho costruito sopra la
Cechia.
Ero già stato qui diversi anni prima e, lo ammetto, non me ne ero innamorato.
Erano i giorni a ridosso di capodanno, freddo e cielo grigio
durante tutta la vacanza. I colori non erano accesi e la gente camminava veloce
e stretta nei cappotti. Non avevo molte parole per descriverla, non ho trovato
ricordi vivi che mi facessero pensare a Praga come un’esperienza da rifare
(birra esclusa, ovviamente).
Me ne ero innamorato leggendo un libro, sulle parole di quel
libro avevo raccontato il mio viaggio.
Era in inverno, ora è piena estate e sono curioso di vedere,
nel poco tempo che avrò da dedicarle, se sarà in grado di farmi cambiare idea.
Come sempre accade il centro città è molto affollato di
turisti, ad ogni ora del giorno e buona parte della notte: Ponte Carlo, Stare
Mesto, Nove Mesto, la zona del castello e la zona ebraica.
Come sempre accade, quando si esce dalle poche vie che
collegano questi punti, la città si scopre tranquilla, sorniona e molto
vivibile.
E più della Cattedrale di San Vito (seppur bellissima),
dell’orologio astronomico o della piazza di Stare Mesto. Più del cimitero
ebraico e di ponte Carlo, ho apprezzato altri luoghi meno comuni e più “privati”,
più intimi.
L’interno di San Nicola a Mala Strana. Un barocco portato all’eccesso tra decorazioni di stucchi, oro e marmo. Una donna assorta in preghiera e la suora sorridente che ha strappato il mio biglietto d’ingresso.
In questo hotel di Praga, nel periodo della guerra fredda
tra occidente “democratico” e la Russia comunista, venivano fatti alloggiare
tutti gli ospiti di rilievo del governo. Nei sotterranei, in un bunker
appositamente costruito, la polizia segreta Ceca ascoltava ogni tipo di
colloquio o di comunicazione telefonica degli ospiti dell’hotel.
L’isola di Kampa, un
parco nascosto tra la Moldava ed i palazzi residenziali dove le famiglie
passano le giornate con i bimbi che giocano.
È quasi ora di cena e il mio tempo a Praga sta finendo. Da Kampa scendo verso Most Legiì (per capirci il ponte più a sud di Ponte Carlo) con l’intento di fotografare la città da lontano, cercando di beccare gli edifici (lo skyline) di entrambe le rive della città.
Sento musica salire dalla piccola isoletta al centro del fiume, tagliata a metà dal ponte che sto percorrendo. C’è musica dal vivo ed un intenso profumo di carne alla brace. Mi dico “la birra non può mancare”.
Saluto Praga dallo Stage bar che, per salutarmi, ha
organizzato questo concertino.
Mi compro la cena e sto lì ad ascoltare il concerto, fino a
buio.
Saluto Praga convinto che questa camminata senza accedere ai
classici luoghi della città me l’ha fatta scoprire in una forma inaspettata e
del tutto piacevole. Si, alla fine mi sono innamorato anche di Praga!
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